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Tra i dipendenti rapinati ma era il basista di una rapina: arrestato un 21enne di Trinitapoli

L'assalto armato lo scorso maggio ad una stazione di servizio sulla A16: operazione dei Carabinieri

Era uno dei basisti della violenta rapina a mano armata commessa lo scorso 4 maggio ai danni di una stazione di servizio sulla Strada Statale 16 ed anche lui fu rapinato, restando però illeso, dalla banda di malfattori. E’ per questo stato arrestato oggi, dai Carabinieri della Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Cerignola, i quali hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Foggia, su richiesta del Pubblico Ministero. Si tratta di Francesco Grossano, 21enne di Trinitapoli, fermato stamane ed associato alla casa circondariale di Foggia, dove nei prossimi giorni verrà sottoposto all’interrogatorio di garanzia, mentre continuano serrate le indagini per l’identificazione dei suoi quattro complici.

In quel violento assalto, infatti, proprio quattro soggetti piombati attorno alle 06.45 del mattino a bordo di un’auto presso il distributore sulla A16, con volto travisato e con armi da fuoco di grosso calibro, avevano proceduto ad un autentico assalto armato alla stazione di servizio, aggredendo e malmenando, indifferenti della presenza di numerosi automobilisti, uno dei soli due addetti presenti a quell’ora, per poi fuggire con i circa 40mila euro presi dalle casse dell’impianto. L’altro impiegato, rimasto illeso, era proprio il 21enne, all’epoca dei fatti dipendente del distributore.

Le indagini, immediatamente avviate dai Carabinieri, al termine di un lungo lavoro condotto anche con l’ausilio di numerose attività tecniche, hanno dopo pochi mesi permesso di smascherare l’uomo che, fattosi inizialmente passare per vittima, aveva invece attivamente partecipato all’azione delittuosa come insospettabile basista. Il 21enne, inoltre, nelle concitate fasi della rapina non aveva tenuto conto del fatto che tutti i movimenti suoi e dei complici erano inesorabilmente registrati dalle telecamere del sistema di videosorveglianza, che sono anch’esse risultate preziose per smascherarlo. Le dichiarazioni che aveva rilasciato ai Carabinieri di Cerignola, infatti, non solo non avevano trovato riscontro nella loro visione, ma avevano fin da subito indirizzato gli investigatori a sospettare proprio di lui, che, peraltro, con un pretesto si era fatto anche dare dal collega più anziano le chiavi della cassaforte poco prima dell’arrivo dei suoi complici.

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