Messaggio dell’Arcivescovo in occasione della 53° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali:

«Carissimi,

domenica 2 giugno celebreremo la solennità dell’Ascensione del Signore, uno degli eventi più rilevanti della nostra fede scaturito nel solco aperto dalla Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Tantissimo abbiamo da riflettere, meditare e, ancor prima, da pregare dinanzi a Colui che ascende. Comprensibilmente, qui  non è possibile richiamare tutti i tesori di verità contenuti in questa solennità.  Ma non deve passare inosservato che Gesù, il Vivente, il Risorto, tornando al Padre, indica come  la nostra esistenza non si esaurisce nella dimensione terrena; siamo infatti  proiettati inevitabilmente in un altro ordine di grandezza, quello dell’eternità, nella quale la nostra vita trova in Dio la sua compiutezza e perfezione. E, forse, l’invito a ‘volare in ‘Alto’ insito nell’Ascensione ad avere portato la Chiesa a collocare in questa solennità la celebrazione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, di cui, domenica 2 giugno, vivremo la 53^ edizione, sul tema “‘Siamo membra gli uni degli altri’ (Ef 4, 25). Dalle social network communities alla comunità umana”. Faccio a tutti l’invito a leggere il messaggio di Papa Francesco: egli, con linguaggio chiaro e incisivo, dipana la riflessione su internet, sui punti di forza della rete ma anche sugli aspetti di criticità che essa porta con se quando è usata male.

E’ un messaggio quello del Papa con una parola per tutti! Per noi ministri ordinati, per i fedeli e, tra questi, in particolare ai giovani, che, per una questione anagrafica, sono nati nell’era di internet.

Se da un lato internet offre la possibilità di comunicare più velocemente e con più utenti, dall’altro non dobbiamo smarrire il senso e il significato della comunicazione umana, che non può ridursi solo a quella circolante nelle ‘communities’, ma che trova il suo valore autentico in un rapporto vitale e nella concretezza dell’incontro all’insegna del dialogo e dell’ascolto reciproco.

E’ strano, ma nel contempo significativo, come nell’epoca dei social e delle reti digitali, tanti sono i segnali di solitudine. Forse si espande più il tempo impiegato nell’uso di tali strumenti, mentre si ridimensiona quello profuso nello ‘stare accanto’, nel ‘dimorare con’: “La rete – afferma Papa Francesco – è un’occasione per promuovere l’incontro con gli altri, ma può anche potenziare il nostro autoisolamento, come una ragnatela capace di intrappolare. Sono i ragazzi ad essere più esposti all’illusione che il social web possa appagarli sul piano relazionale, fino al fenomeno pericoloso dei giovani ‘eremiti sociali’ che rischiano di estraniarsi  completamente dalla società. Questa dinamica drammatica manifesta un grave strappo nel tessuto relazionale della società, una lacerazione che non possiamo ignorare”.

Di qui la necessità di incentivare la sensibilizzazione e la formazione in questo ambito, allo scopo di tenere sempre vivo il senso della comunità e, per rimanere nel grande insegnamento paolino, sentirci sempre “membra gli uni degli altri”, avendo come orizzonte con cui misurarsi e confrontarsi  la “comunione di amore tra le Persone divine. Dio non è Solitudine, ma Comunione; è amore, e perciò comunicazione, perché l’amore comunica, anzi comunica se stesso per incontrare l’altro”.

Vorrei rivolgermi agli operatori delle comunicazioni sociali del territorio diocesano. Vi porgo dapprima il mio grazie per il servizio che svolgete, un servizio di informazione e formazione di qualità. Conosco anche le difficoltà che incontrate per via della esiguità delle risorse economiche di cui disponete!  Permettetemi di rivolgervi l’invito ad incentivare la narrazione delle storie “buone e belle” che forse, nella maggiore parte dei casi, si esprimono nel nascondimento, così da dare maggiore impulso a quella che, pochi giorni fa, alcuni esperti hanno chiamato “la compassione della comunicazione”, cioè, secondo la grande lezione del buon samaritano della parabola,  quella comunicazione che riesce a calarsi nella condizione degli uomini e delle donne, soprattutto degli indigenti!

Su tutti voi invoco la benedizione di Cristo Risorto!».