La macchina vaccinale pugliese contro il Covid-19 continua a correre e, nonostante qualche rallentamento dovuto a piccoli ritardi nelle consegne, potrebbe presto tagliare il traguardo che sancisce la fine della fase 1. Solo nelle ultime 24 ore, secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, nella regione sono state inoculate 4.916 dosi, che portano il totale dei vaccini effettuati a 29.650.

Numeri alla mano, la Puglia ha già somministrato il 61,4% delle quantità consegnate nella prima tranche, pari a 48.280 dosi: le ultime 23 mila sono arrivate proprio due giorni fa. Dunque, se non ci saranno ritardi nelle nuove consegne, si conta di esaurire tra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio, le 95 mila dosi previste per coprire l’intera fase 1, e cioè quella dedicata alla vaccinazione del solo personale medico e degli ospiti delle case di riposo pugliesi.

Nello specifico, sino ad ora sono stati vaccinati oltre 27 mila operatori sanitari, circa 1.500 dipendenti non sanitari e 1.100 anziani presenti nelle RSA. La fascia di età che conta il maggior numero di somministrazioni è quella tra i 50 e i 59 anni, con oltre 8.300 inoculazioni. Intanto, sul fronte diagnostico della guerra al virus, è stato confermato che, a partire da lunedì 11 gennaio, i medici di famiglia pugliesi dovranno iniziare ad effettuare tamponi rapidi ai contatti stretti asintomatici (al termine della quarantena di 10 giorni).

I test potranno essere eseguiti negli studi medici oppure, in alternativa, all’interno di apposite strutture individuate dalle Asl. Al momento sono stati individuati 21 edifici nelle province di Bari e Lecce e un’altra ventina nel foggiano. Ma non tutti i camici bianchi sono d’accordo. Circa 350 medici di famiglia, dei 3.500 presenti in Puglia, hanno infatti chiesto alle aziende sanitarie. dei essere esonerati dal compito di effettuare i tamponi rapidi, dichiarando di essere in condizioni fisiche tali da essere considerati soggetti fragili e quindi a rischio.