Venerdì 8 ottobre a partire dalle ore 19 sarà Giovanni Raspini a presentare l’esclusiva collezione in bronzo presso “Cecilia Sono Io” di Trani in C.so Vittorio Emanuele 241. Le sculture di “GEL” per tre artisti contemporanei con le radici nella tradizione. GEL è un acronimo.

G per Giovanni Raspini, 71 anni, laurea in architettura a Firenze, designer di gioielli, progettista di interni, imprenditore. Da oltre trent’anni alla guida di un’azienda che produce argenti e gioielli con 120 dipendenti, 22 negozi propri in Italia ed all’estero, oltre 300 rivenditori wholesale e un forte know how nel settore della microfusione.

E per Erika Corsi, 37 anni, diplomata all’Istituto d’Arte di Arezzo, la migliore del suo corso, a 17 anni il suo professore la presentò a Raspini che vide subito i segni del talento. Oltre vent’anni di esperienza nella progettazione e prototipazione di gioielli. Voleva lavorare nel mondo del vino (è un valente sommelier) o dei cavalli, ma Giovanni non se l’è lasciata sfuggire ed oggi è responsabile dell’Ufficio Stile della sua azienda.

L per Lucio Minigrilli, 40 anni, studi da avvocato, ma quando è arrivato il momento di scegliere ha buttato la toga e scelto lo scalpello. Scultore professionista, ha un suo laboratorio a pochi chilometri da Arezzo ed ha affrontato tutte le tecniche e tutti i materiali. Ha realizzato sculture in bronzo sia di piccole dimensioni che monumentali ed esposto in numerose gallerie. Collabora da anni come consulente e modellista esterno con la ditta Raspini ed ha una grande esperienza nel modellato plastico e nelle tecniche di patinatura del bronzo.

Artigiani? Artisti? Scultori? Modellisti? Dilettanti? Fate voi. Di sicuro tre soggetti creativi che hanno una totale condivisione di sensibilità ed espressione figurativa. Un terzetto, un trio, una terna. Inutile ricercare la mano dell’uno o dell’altro nelle loro opere. Tutti e tre vantano una lunghissima esperienza nel modellato plastico e nella fusione a cera persa e le loro opere nascono da una condivisione ed una armoniosa ripartizione dei ruoli.

Le sculture in bronzo che GEL presenta non sono mai multipli o ripetizioni. Ogni opera ha una sua individualità e nasce secondo un progetto autonomo. Tutte sono prima realizzate in cera e poi fuse con la tecnica della fusione a cera persa. Una tecnica che ha oltre duemila anni di storia e che ancora ha una sua attualità e ragione di essere. Che si tratti di un anello d’oro etrusco o dei bronzi di Riace il processo rimane lo stesso ed è invariato da millenni. Basta rileggere qualche passo della “Vita” di Benvenuto Cellini e riandare al momento in cui manda un operaio a prendere tutti i piatti di stagno che aveva in casa, per gettarli nel crogiolo dove fumigava il bronzo che stava per essere gettato dentro lo stampo del Perseo, stagno che avrebbe reso più fluida la lega, e si capisce perché il bronzo si chiama “il metallo dell’eternità”. E si rivive la fascinazione del fuoco, del fumo, della fatica della trepidazione, del pericolo e dell’attesa. Ogni fusione è una nuova esperienza e dietro l’angolo c’è sempre il pericolo di mandare, letteralmente,  tutto in fumo.

Le opere di GEL sono contemporanee, attuali, fresche, immediate? Quanti aggettivi inutili. Comanda l’occhio. Siamo nel vasto campo dell’inutile, del frivolo, dell’effimero. Effimero no, in realtà,  perchè il bronzo è per definizione l’antitesi del poco duraturo. Un po’ come il, diamante “adamas” l’indistruttibile. Ma il mondo è pieno di bronzi indistruttibili e insieme insignificanti, banali, polverosi e tristi. Non basta essere di bronzo per valere.

Ha più senso entrare nel mondo figurativo di GEL ed indagare su quello che sono le sue fonti di ispirazione.  E’ sempre presente una componente organica, naturalistica, o meglio, “animalier”.  Legata ad echi della natura morta, della raffigurazione di oggetti d’uso quotidiano, della lettura in chiave plastica di libri, scatole, astucci, piante grasse, monete, gioielli e boccettine varie. Unificati e livellati dall’essere resi in bronzo.  Poi ci sono gli animali. Sempre a grandezza naturale. Topi, serpenti, iguane, lucertole e tartarughe. Una resa plastica che rasenta il virtuosismo. Un peccato per qualsiasi artista il virtuosismo. Gente come Sciltian o Annigoni, troppo, troppo bravi tecnicamente, hanno sempre avuto le vite avvelenate da critici e colleghi che gli rimproveravano il peccato più grave di un artista. L’eccellenza del tratto.

Con GEL non ce la farete. Sono tre “giovani” professionisti armati d’entusiasmo e concretezza. Dotati di tenacia ed umiltà e voglia di sperimentare, sbagliare, imparare e ricominciare. Disposti ad avere basse aspettative e insieme sogni luminosi.