L’arte come desiderio di trascendenza, cioè la voglia dell’uomo di andare oltre l’esperienza sensibile. Tratti che sono stati trasformati in opere d’arte esposte nella chiesetta di San Giuseppe in piazza Umberto I, nel centro di Trinitapoli. Nel piccolo tempio sacro fino al 31 maggio è possibile ammirare come giovani talenti e artisti già affermati si siano spinti nella ricerca del divino. Un divino che non va eguagliato come fece Adamo senza accorgersi che già era in stretto contatto lui, ma un divino come fonte di ispirazione per la propria esistenza. “Le forme dell’infinito”, si chiama così la mostra organizzata dal presidente della scuola “Scipione Staffa”, professore Cosimo Antonio Strazzeri. Un nome che sembrerebbe un paradosso, perché l’infinito non è racchiudibile in una forma, ma in realtà non è così. «È possibile ipotizzare a livello di intuizione delle forme astratte, la contraddizione diventa solo apparente». In pratica, secondo il docente, è vero che solo le cose finite hanno forma, ma è altrettanto vero che oltre alle forme convenzionali ci siano delle forme che si realizzano solo nella mente di chi le realizza. In questo modo anche delle mollette in acciaio possono assumere una forma e costituire un’opera d’arte.

«L’infinito esiste – continua Strazzieri -, perché esiste all’interno della nostra anima. Esiste come intuizione dello spazio, esiste come intuizione del divino, esiste come intuizione di meccanismi analogici profondi che legano tutti gli esseri di questa terra». Come se il finito abbia origine dell’infinito e le forme del finito siano solo gli aspetti visibili a tutti e quindi le più superficiali. Le forme dell’infinito sono le forme dell’anima e serve un cammino di introspezione che miri al divino per comprenderle. «L’arte – conclude il docente – esprime l’uomo all’ennesima potenza, esprime la sua trascendenza, esprime il bisogno di andare oltre l’umanità meschina».