Hanno patteggiato pene comprese tra i 2 anni di reclusione e i mille euro di multa le otto persone accusate, con ruoli diversi, di aver sfruttato per anni circa 2 mila braccianti agricoli, tutti italiani e prevalentemente donne, reclutati nei territori di Mola di Bari, Noicattaro, Conversano e Rutigliano e impiegati in diversi campi di uva e ciliegie della regione, fino ad Andria e Trinitapoli. Gli imputati rispondevano, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (caporalato), estorsione, omissione di soccorso, auto-riciclaggio e truffa ai danni dell’Inps.

Nella quantificazione delle pene sono state riconosciute prevalenti le attenuanti generiche e concessa la sospensione condizionale delle pene. Dopo alcuni mesi di controllo giudiziario dell’azienda, inoltre, l’attività è tornata in mano agli originari amministratori che hanno regolarizzato la posizione di tutti i lavoratori impiegati. Stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura di Bari, gli imputati fino ad un anno fa sottoponevano i braccianti a condizioni di sfruttamento approfittando del loro stato di bisogno, pagandoli circa 2 euro e 50 all’ora, facendoli lavorare fino a 14 ore consecutive sotto i teloni con temperature altissime e senza adeguate provviste di acqua, e costringendoli anche a restituire al caporale 2 euro per ogni giornata lavorativa.