Negli ultimi 10 anni, dal 2009 ad oggi, è cresciuta in Puglia la produzione media di olio del 21,5%, a cui non ha corrisposto alcuna visione strategica, a differenza di quanto avvenuto in Spagna, rispetto alla realizzazione dei centri di ammasso e stoccaggio dell’olio. E’ quanto emerso dall’analisi di Coldiretti Puglia sull’andamento del settore olivicolo e oleario in Puglia, presentato al Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova dal presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, a capo della delegazione di olivicoltori e frantoiani al tavolo sulla crisi olivicola.
«Ringraziamo il Ministro Bellanova e concordiamo sulla necessità espressa di disegnare una strategia coordinata e una programmazione di lungo periodo per fronteggiare la crisi di mercato di olive e olio in Puglia, perché dall’anello più debole della catena fino alla trasformazione, tutta la filiera dell’olio è strozzata da pratiche commerciali che hanno fatto crollare del 40% il prezzo dell’olio, con l’ennesima occasione persa dalla Regione Puglia che non ha ancora consentito a cooperative e frantoi in tutta la Puglia di utilizzare oltre 40 milioni di euro del PSR Puglia per le strutture di stoccaggio che avrebbero potuto far fronte all’attuale stagnazione di mercato per eccesso di produzione”, ha detto il presidente Muraglia. “La Puglia è indietro anni luce – ha insistito Muraglia – e resta l’urgenza di costruire finalmente il Piano Olivicolo Nazionale, quando in Spagna ne hanno già fatti 5 e di rivedere i rapporti all’interno della filiera, coinvolgendo in prima istanza proprio la grande distribuzione, perché i prezzi allo scaffale di olio extravergine di oliva a 3 euro a bottiglia è inaccettabile».
La bolla speculativa che sta interessando il settore oleario si è allargata anche alla sansa che, non trovando mercato che l’acquisti, per essere smaltita può solo diventare rifiuto speciale a spese di agricoltori e frantoiani. I prezzi bassi dell’extravergine hanno fatto crollare anche quelli dell’olio di sansa, un sottoprodotto della lavorazione delle olive che al momento non vale niente. D’altro canto cooperative e frantoi devono ‘liberarsene’ perché parte finale del ciclo di produzione dell’olio. La sansa diventa quindi per gran parte dei frantoiani da risorsa a rifiuto speciale che, se mandata ai biodigestori, può costare anche 25 euro al quintale, oltre ai costi di trasporto. Per Coldiretti Puglia l’ipotesi di drenare i 5 milioni di euro destinati agli interessi sui mutui dal Decreto Emergenze per le gelate non ancora utilizzati, su interventi in de minimis a beneficio degli agricoltori che per il presidente Muraglia non risolverebbero in ogni caso i problemi strutturali del settore in Puglia. Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio – aggiunge Coldiretti Puglia – si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti, dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa. Tra i prodotti alimentari venduti in offerta più frequentemente ci sono quelli simbolo della dieta mediterranea che non possono mancare sulle tavole degli italiani e hanno un effetto calamita sui clienti a partire proprio dall’olio di oliva.
Per questo serve intensificare l’attività di controllo e vigilanza anche per evitare che vengano spacciati come nazionali prodotti importati ma è anche necessario al più presto il recepimento della direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali del 17 aprile 2019 – continua Coldiretti – per ristabilire condizioni contrattuali più eque lungo la catena di distribuzione degli alimenti, con l’introduzione di elementi contrattuali e sanzionatori certi rispetto a prassi che finora hanno pesantemente penalizzato i produttori. Occorre approvare la proposta di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, presidente del comitato scientifico della Fondazione Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, perché i contratti tra gli attori che operano lungo le filiere del cibo sono presupposto di valore per le produzioni locali, di remunerazione dignitosa per gli imprenditori agricoli e di qualità per i consumatori. A favorire gli arrivi di olio straniero dall’estero è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – denuncia Coldiretti – è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.
Ma c’è poca chiarezza anche nei ristoranti dove andrebbero fatte rispettare le normative vigenti in una situazione in cui nei locali – conclude Coldiretti – è fuorilegge 1 contenitore di olio su 4 (22%) che non rispetta l’obbligo del tappo antirabbocco, entrato in vigore con la Legge 30 Ottobre 2014, n. 161 che prevede anche sanzioni e la confisca del prodotto.
<strong>IL ‘PIANO SALVA OLIO’ DELLA COLDIRETTI</strong>
1. Avviare un nuovo PIANO OLIVICOLO NAZIONALE (“Piano 2.0”) per rilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati, per modernizzare gli impianti olivicoli, puntando – dice la Coldiretti – sulle cultivar nazionali che rappresentano il nostro patrimonio di biodiversità; favorendo lo sviluppo e la sottoscrizione di contratti di filiera;
2. Sostenere il finanziamento per la realizzazione di centri di stoccaggio dell’olio;
3. Esprimere solidarietà all’olivicoltura pugliese, sia per la parte colpita dalle gelate che per l’area salentina compromessa dalla XYLELLA, sostenendola con azioni concrete a partire – sostiene la Coldiretti – dall’immediata attuazione del Decreto sullo stato di emergenza attraverso i Decreti attuativi che svincolo le risorse e consentono i reimpianti, gli innesti e la programmazione delle attività dei frantoi e degli olivicoltori;
4. Garantire adeguate RISORSE ATTRAVERSO UNA STRATEGIA CONDIVISA TRA GOVERNO E UNIONE EUROPEA per far fronte alla strage che ha devastato 21 milioni di ulivi, mettendo in ginocchio il settore olivicolo del Salento, deturpando il patrimonio paesaggistico, con un danno stimato per difetto di 1,2 miliardi di euro ed il dimezzamento della produzione pugliese di olio di oliva che rappresenta oltre il 50% di quella nazionale;
5. Dare maggiore trasparenza all’attribuzione dei finanziamenti dell’attuale OCM, in modo che i fondi vadano alle vere imprese olivicole e difendere l’extravergine italiano nell’ambito dei NEGOZIATI INTERNAZIONALI dove – evidenzia la Coldiretti – l’agroalimentare italiano viene troppo spesso usato come moneta di scambio per interessi diversi;
6. Stringere le maglie ancora larghe della legislazione con l’approvazione delle proposte di RIFORMA DEI REATI ALIMENTARI presentate dall’apposita Commissione presieduta da Giancarlo Caselli;
7. Pretendere l’obbligo della REGISTRAZIONE TELEMATICA degli oli commercializzati in tutti gli Stati membri, così come già istituito in Italia attraverso il SIAN.
8. Difendere il PANEL TEST, strumento necessario per la classificazione e la valutazione delle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergini al fine – sostiene la Coldiretti – di tutelare i produttori di oli di qualità ed i consumatori;
9. Promuovere una maggiore trasparenza dell’INDICAZIONE OBBLIGATORIA DELL’ORIGINE IN ETICHETTA, per l’olio extravergine di oliva (con etichette leggibili per i consumatori e prevedendo l’obbligo dell’indicazione dei Paesi di provenienza degli oli che compongono le “miscele”) e per le olive da tavola che ad oggi – evidenzia la Coldiretti – non hanno alcuna indicazione obbligatoria in etichetta relativamente al Paese di coltivazione delle olive e promuovere la CONOSCENZA e la CULTURA DELL’OLIO EVO di qualità tra i consumatori al fine di aiutarli a scegliere con maggiore consapevolezza;
10. Eliminare il SEGRETO DI STATO sui flussi di importazione dell’olio extravergine, dopo la storica sentenza del Consiglio di Stato del 6 marzo 2019 sull’accesso ai dati dei flussi commerciali di prodotti esteri, detenuti dal Ministero della Salute e fino ad ora preclusi per ragioni pretestuose ora smascherate dall’Autorità giudiziaria, un risultato storico per la Coldiretti che ha sollecitato il pronunciamento, dopo la richiesta al Ministero della Salute.