«Apprendiamo dalla stampa locale del contagio che ha interessato una Rssa di Canosa di Puglia e del ritorno del Vittorio Emanuele II di Bisceglie a Covid Hospital e questo non può che preoccuparci perché riteniamo che siano segnali di un aggravarsi della situazione di emergenza coronavirus». Lo dichiarano Felice Pelagio, segretario generale Spi Cgil Bat e Ileana Remini, segretaria generale della Fp Cgil Bat rivolgendo un appello ai vertici della Asl Bat al fine di «tenere alta la guardia per affrontare con tempestività e limitare l’avanzata dei contagi da Covid nelle Strutture residenziali socio-sanitarie del territorio e garantire anche il lavoro in sicurezza ad operatori ed utenti delle strutture ospedaliere della Bat, a partire dall’ospedale Covid di Bisceglie».

«I dati dei contagi nel nostro territorio rivelano un andamento altalenante, soprattutto negli ultimi giorni e per questo è necessario tenere alta la guardia e ristabilire con fermezza tutti i protocolli di sicurezza nelle strutture sociosanitarie, al fine di tutelare al meglio gli ospiti e i lavoratori. Con il ricovero a Bisceglie di un gruppo di anziani della Rssa di Canosa di Puglia, oltre a constatare la grave carenza di personale tra infermieri, operatori socio sanitari e ausiliari e a chiedere di rafforzare gli organici, riteniamo che si debba pensare ad una riapertura delle Unità Operative Covid o post Covid insistenti nel Presidio post acuzie dell’ospedale di Canosa di Puglia (Ppa) per decongestionare tale situazione», affermano Pelagio e Remini.

Lo Spi e la Fp si rivolgono ai vertici della Asl Bt con un appello finalizzato «non solo a ricevere opportune e formali informative sulla reale situazione venutasi a creare ma soprattutto quello di adottare, con tutte le risorse necessarie mezzi ed i mezzi a disposizione per la ‘sanità pubblica’, i relativi protocolli e misure di sicurezza rafforzando il personale in servizio e garantendo Livelli essenziali di assistenza in favore della popolazione fragile e anziana. È necessario prevenire episodi che già si sono verificati nel corso della prima e seconda ondata presso le Strutture Residenziali Socio Sanitarie Assistenziale a tutela del lavoro e del servizio erogato», concludono i segretari generali delle due categorie provinciali.